Nazionale

Dallo sport per tutti al diritto di cittadinanza

Sabato 11 gennaio a Roma "Liberi di giocare", incontro organizzato dall'Uisp sul tema dell'integrazione attraverso lo sport

Sabato 11 gennaio è stata una giornata dedicata al fenomeno dell’immigrazione e del diritto alla cittadinanza: il settore Politiche internazionali, Cooperazione e Interculturalità della Uisp, associ Uisp ha animato un confronto riguardo l’attività sportiva come strumento di integrazione e di partecipazione sociale attiva.

L’evento, che si è svolto a Roma, è stato articolato in due sessioni: in mattinata il seminario "Liberi di giocare", progetto “In facoltà per sport”, dallo sport per tutti al diritto di cittadinanza e nel pomeriggio un workshop per riflettere sui concetti di educazione e cittadinanza, nonché su eventi e campagne sul tema organizzati dall’associazione. 

Il seminario aveva l’obiettivo di alimentare la riflessione sulle difficoltà, riscontrate anche in diverse realtà sportive, riguardo la xenofobia, il razzismo, l’intolleranza, l’accoglienza e l’accesso alla pratica sportiva. Sin dal primo intervento del pedagogista Fabio Bocci, è stata sottolineata l’importanza del passaggio dal concetto di “integrazione” a quello di “inclusione”: “Possiamo cambiare i modelli interpretativi della società, in modo tale da rendere i contesti inclusivi”, ha affermato.

Condivide la stessa visione Sandro Palmieri, direttore di Sport Senza Frontiere Onlus, che ha messo in atto questo modello attraverso un progetto rivolto ai minori “con minori opportunità”: “Lo sport può essere veicolo di inclusione sociale? È giusto porsi la domanda, perché può esserlo se mette in atto strategie per rimuovere ostacoli e per rendere il contesto partecipativo e inclusivo. Lo sport ha questo potere, ma deve esserci la partecipazione di tutti noi, tutti noi dobbiamo cambiare la nostra visione”.

Tuttavia, come ha sottolineato Mauro Valeri, sociologo dell’Osservatorio sul razzismo e antirazzismo nel calcio, nonché dirigente UNAR, il cammino può essere difficile in Italia a causa dell’esistenza di due problematiche legate al mondo dello sport: la discriminazione osservabile nelle manifestazioni sportive e  la difficoltà di accesso all’attività sportiva per i ragazzi stranieri. Secondo Mercedes Frias, presidente del comitato “Nella stessa barca” e “Prendiamo la parola”, si può parlare di vero e proprio razzismo: “Il diritto del gioco non viene garantito a tutti”. Infatti i prerequisiti di accesso oggi si basano sulla cittadinanza: “Riconoscere i diritti in base alla cittadinanza può essere un errore, alle persone vanno riconosciuti i diritti perché siamo esseri umani”. 

A tal proposito uno spiraglio di luce è stato portato da Max Gallob, impegnato nel tesseramento dei giocatori stranieri all’interno della federazione calcio. Attraverso la campagna Uisp “Gioco anch’io” è riuscito a vincere una dura battaglia, ottenendo la modificazione di  alcune norme del regolamento della FIGC per permettere l’accesso allo sport anche ai giocatori stranieri: “È un piccolissimo passo, ma un passo che ha incrinato delle certezze”, ha affermato Gallob.

È a partire da questi percorsi che l’Uisp vuole contribuire al cambiamento della società; a tal proposito, nel workshop pomeridiano i rappresentanti dei comitati Uisp presenti hanno dato vita ad un momento di scambio e di contaminazione su possibili percorsi da intraprendere, o già intrapresi, per favorire l’inclusione sociale anche attraverso l’intensificazione della rete relazionale interna. L’educazione all’integrazione oggi non avviene solo nelle scuole, come avveniva un tempo, ma anche attraverso lo sport, che rappresenta un terreno fertile da poter coltivare.